martedì 2 febbraio 2010

SALEM'S HOLE

Il gruppo delle Salem's Hole nasce nel gennaio del 2010 in l’occasione dell'evento Romano "Female Extreme body art" nel corso del quale esordisce con la performances "Elizabeth, litanies des femmes".


L'idea originaria nasce dall'incontro delle performer Soraya Sad Princess, precedentemente attiva nel campo delle performances con i Bloody Cirkus, e di Tiger Orchids, fachira nota a livello internazionale per la collaborazione con Freaks Bloody Tricks, La macchina da cucire, Bloody Circus, Kyrahm e Julius Kaiser, Andrea Ropes. A loro si unisce successivamente Antares Misandria, esordiente nel campo delle performances dal vivo, modella per soggetti di body art per vari fotografi e video oltre che infermiera e quindi esperta nel campo Sanitario.

Il Concetto che le Salem vogliono esprimere passa per i canali della body art estrema, con tecniche che lo sono proprie come la body suspencion - la sospensione del corpo previo inserimento di ganci d'acciaio nel derma - oppure del fachirismo dal quale è tratto lo stare erette sopra vetri appuntiti e taglienti, il far scorrere lungo la pelle fiamme ardenti ma anche il cucire veli e nastri direttamente sul corpo con aghi appuntiti e Kusher o ancora il chiudere orifizi corporei quali occhi e bocca con fili di sutura.
Le Salem's Hole non sono interessate a fare differenze di genere, non si cerca di rappresentare il punto di vista o la sofferenza femminile, ma dal momento che chi porta avanti il progetto Salem fa parte di tale Universo, è naturale che all'interno delle Performances vengano utilizzati strumenti e ambientazioni più vicini al mondo delle donne. Il corpo diventa una sorta di aleph capace di trasportare all'esterno il proprio mondo interiore, realtà talvolta pregna di angosce e dolore, quel corpo macchiato del sangue della violenza quotidiana che si trasforma in sangue fertile attraverso la Performance. Il fine è quello di sfruttare la memoria cinestetica per imprimere nell'osservatore che guarda il ricordo di ciò che è rappresentato al di là della mente, fino alla profondità di quella carne che pulsa e brucia. Ci teniamo a precisare che in queste performances non vi è alcuno sfogo nè liberazione dalle proprie angosce, come molti credono. Non vi è alcuno sfogo masochistico o alcun tentativo di dare forma ad un esibizione narcisistica dell'io. Anzitutto bisogna fare un distinguo rispetto a ciò che esponiamo in pubblico e quella che è la sfera privata, ovviamente al pubblico arriva una determinata parte di noi, e viene escluso dalla sfera più intima; ciò non significa che non si comunichi attraverso i gli spettacoli, assolutamente, anzi è fondamentale portare chi osserva direttamente all’interno di ciò che si sta facendo e provando durante la performance. Esponiamo noi stesse, nella totalità, non solo nel corpo. Il corpo è il medium attraverso cui agire, corpo come canale espressivo (altri artisti lavorano con le immagini, con le parole, con le note musicali etc) seguendo un percorso, di crescita/consapevolezza/liberazione in cui la sofferenza è solo una componente della totalità espressiva; la sofferenza, il dolore, il masochismo, sono sentimenti culturalmente indotti che vengono recepiti ed esperiti con accezione negativa, soprattutto nelle culture occidentali e cattoliche. Il dolore è qualcosa che ci è stato inculcato a livello culturale e religioso – basti pensare alla differenza di approccio alla vita tra un protestante ed un cattolico, un buddista o un induista - i limiti che ci vengono imposti non sono invalicabili; la sofferenza è solo una componente della totalità espressiva.La sofferenza, il dolore, il masochismo, sono sentimenti culturalmente indotti (e non credo siano i soli) che vengono recepiti ed esperiti con accezione negativa, soprattutto nelle culture occidentali e cattoliche mentre, qui si è scelto di vivere il proprio corpo e liberarsi da dogmi imposti. La scelta di questo mezzo espressivo si basa semplicemente sulla scelta del canale che ci è più affine ed in virtù della forza e della realisicità che solo la body art estrema può donare. Il sangue che scorre e le lacerazioni del corpo sono reali così come è reale il dolore che speriamo che riesca ad arrivare in chi ci osserva.


PERFORMANCE "SE OFFENDENDO / SE DEFENDENDO"

Il tema principale di questa performance è il suicidio, lo stigma ed il giudizio morale cui è oggetto quotidianamente quest'argomento.

Il titolo è un ovvio riferimento all’Amleto – atto V, scena I – citando la clausola "se defendendo" che consentiva che i morti suicidi, per difendere se stessi da qualunque aggressione o pericolo, potessero essere sepolti nei cimiteri cristiani; i due clown/becchini che preparano la tomba di Ophelia commettono però l’errore semantico e trasformano il sé defendendo in sé offendendo; lo strafalcione è ovviamente voluto per divertire il pubblico un espediente che Shakespeare usa spesso per alleggerire la drammaticità di certe situazioni sceniche, ed ironizzare sulla società contemporanea.

Lo sfondo è quello di un carillon antico, alla musica del quale le tra ragazze danzano roteando in circolo, legate da tre pesanti catene ancorate alla loro pelle, come le tre ballerine di un carillon appunto. Una alla volta le tre ballerine si staccano dalla catena della vita e si avvicinano danzando verso la loro fine messa in scena mediante tecniche di body art estrema e fachirismo e svuotando i loro cuori, realmente cuciti al petto, del peso che ciascuna è costretta a mantenere.

Chi può essere giudice delle sofferenze che portano l'uomo a decidere per la propria fine? Il fine è suggerire a chi osserva una riflessione su ciò che gli uomini quotidianamente giudicano come vigliaccheria.

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