martedì 2 febbraio 2010

LISA CHI

Bambola di Lisa Chi @ NABA (MI)
Nata nella provincia bergamasca nel 1984, studia e sperimenta tutte le tecniche pittoriche presso la scuola d’arte A. Fantoni di Bergamo. Frequentando il corso di Arti Visive presso NABA ha occasione di scoprire la possibilità di mixare differenti tecniche, anche digitali, e di effettuare workshop e corsi con artisti contemporanei, quali Marcello Maloberti, Marina Abramović, Radek Communit. Consegue il diploma accademico in Media Design nel 2009 presso NABA (Milano) con una tesi sulle sperimentazioni artistiche legate alle tecnologie di sorveglianza. Questa ricerca la avvicina al tema della devianza sociale nelle sue complesse e infinite interpretazioni e le permette di scoprire in quale modo l’arte contribuisca allo sviluppo delle potenzialità nascoste nelle nuove tecnologie. Attualmente vive a Milano e si occupa di arti visive.


MOSTRE PERSONALI
2011 “Pediofobia. Chi ha paura delle bambole?” patrocinata dal Comune di Bergamo, Spazio Polaresco, Bergamo
2010 “Sic et simpliciter”, Marrakech Cafè, Milano

MOSTRE COLLETTIVE
2010
“Segni 20x20” a cura di Massimo Sgroi, Angelo Mistrangelo e Alessandro Abrate, Palazzo Bertalazone, Torino
“Networking 2010 – Territori Flessibili”, workshop con Arnold Mario Dall’O, EX3, Firenze
"Next_Generation 2010" finalista al II Premio Patrizia Barlettani, a cura di Roberto Milani, Galleria San Lorenzo, Milano
“La voce del corpo” rassegna di Performance Art a cura di Bruno Freddi, Osnago (LC)
“face/art. Portraits in the age of facebook” a cura di Roberto Quagliarella e Alessandro Neckels, Studio Iroko, Milano
“Anime Salve”, Cassero Senese, Grosseto
2009 “Il Futuro nel presente” collettiva a cura di Alessandro Romanini, Villa Bottini, Lucca
2008 finalista al “Premio nazionale delle arti”, Accademia di Belle Arti, Catania
2006 “Ricordati di noi”, Assolombarda, Milano
2005 “It’s not political” a cura di Marco Scotini con Radek Community, NABA, Milano
“Le Belle Bandiere” evento in occasione di Domus Circular, Stadio San Siro, Milano
“Who Uses The Space” a cura di Marco Scotini, Stecca_Spazio Isola dell’Arte, Milano

Pubblicazioni
“Pediofobia. Chi ha paura delle bambole?” catalogo della mostra, Bergamo, 2011
"Next_Generation 2010" catalogo della mostra, ed. Zeta Scorpii Editori, Milano, 2010
“face/art. Portraits in the age of facebook” catalogo della mostra, Milano, 2010



PERFORMANCE "BAMBOLA" 
La Bambola - video performance di Lisa Chi
Le bambole sono personaggi assurdi, di una bellezza esasperata fatta di corpi irreali ed eterea perfezione. Esattamente ciò che la società dei mass media ci chiede di diventare: icone di bellezza, bambine fuori dal tempo sempre curate e ben vestite. La rincorsa ad un corpo senza difetti è da tempo fenomeno di massa. L’immagine di perfezione imposta è tirannica; cerca di cancellare tutto ciò che rende uniche le persone. Il desiderio di avvicinarsi all’ideale di bellezza non porta in sé nessuna gioia ma solo ansia e senso di inadeguatezza. E’ necessario chiedersi a cosa corrisponda oggi la femminilità, quell’intricato insieme di caratteristiche fisiche, psichiche e comportamentali giudicate dalla cultura occidentale come idealmente associate alla donna, e che la distinguono dall'uomo. Negli ultimi cinquanta anni le donne hanno preferito entrare nel mondo culturale maschile, anziché scegliere di ricollegarsi ad una genealogia femminile forte ma priva di potere sociale. Non potendo attingere a modelli comportamentali alternativi, le donne di oggi tendono ad imitare i modelli di femminilità proposti dai media: da quello della donna androgina, quasi asessuata e che non trapela alcun tipo di sentimento, oppure della donna in carriera, persa tra gli impegni di una giornata tesa al massimo rendimento, fino ad arrivare a quello della donna come oggetto sessuale con un'accentuazione esasperata dei caratteri femminili. La donna di oggi è una bambola che si riappropria del proprio corpo e lo veste, lo cura, lo strazia, lo esibisce nel tentativo di trovare la propria identità.
La donna è una bambola.
La bambola è un corpo.
E’ un corpo femminile visto “da fuori”.
La bambola rappresenta il corpo separato dal pensiero.
Sui marciapiedi, alle fermate della metropolitana, i venditori ambulanti vendono borse e occhiali, vendono bambole. Impossessandomi del loro punto di vista virtuale resto immobile, osservo le persone che sfilano di fronte a me. La situazione è bizzarra, mi guardano come se fossi un oggetto e questo mi permette di osservare tutti senza fare domande né dare spiegazioni.
Guardatemi pure senza più pudore.
Sono una bambola, sono un corpo. Non c’è pensiero qui, non abbiate paura.
Sono un corpo, sono un oggetto.
In questi momenti di spersonalizzazione posso finalmente riscoprire il mondo fuori.

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